Gazzetta del Mezzogiorno Martedì 21 ottobre 2025
Articolo di: Alessandro Schirone
La «favola» dell’Acquaviva, una domenica da sballo
Solidoro: «Battere il Taranto, una liberazione vera e propria»

La scatenata esultanza dei calciatori e dello staff dell’Acquaviva dopo la clamorosa vittoria contro la capolista Taranto – Photo Peppe Nuzzolese
Ci sono partite che vanno oltre il risultato e restano nella memoria collettiva di un paese come un frammento di storia condivisa. Al «Giammaria» di Acquaviva delle Fonti, domenica pomeriggio, è andata in scena una di quelle gare che restano nella testa per giorni e giorni. L’Atletico Acquaviva ha scritto una delle pagine più belle della sua giovane esistenza sportiva, battendo la capolista Taranto per 3-2 nel nono turno del campionato regionale di Eccellenza. Prima sconfitta stagionale per gli ionici, inciampati proprio nel contesto di una giornata che ha acceso l’orgoglio di un intero paese e riscritto il significato della parola «passione».
Sul sintetico del borgo murgiano, una squadra giovane e coraggiosa in maglia rossoblù ha ribaltato la logica e il pronostico, dimostrando che nel calcio dei valori autentici contano ancora il cuore, l’applicazione, il sacrificio e soprattutto la fame. In panchina Andrea Solidoro, un tecnico che conosce la pazienza e la polvere dei campi di periferia. «È stato il premio a tante buone prestazioni che non avevano portato punti. Questa volta – racconta l’allenatore – abbiamo avuto anche la forza di reagire alle difficoltà e di crederci fino in fondo. Partite così ti danno una spinta morale enorme: più coraggio, più fiducia, più consapevolezza. È stata una liberazione».
Parla con lucidità e con la gratitudine di chi ha conosciuto la salita. Un anno fa, alla guida dell’Arboris Belli, aveva vissuto una retrocessione dolorosa. Invece oggi, con l’Atletico, si toglie la soddisfazione di battere una nobile decaduta del calcio pugliese che punta a vincere il campionato. «Non rinnego nulla del passato – aggiunge mister Solidoro – perché anche quell’esperienza mi ha dato visibilità e forza. Alberobello mi ha insegnato tanto, e se oggi sono qui è anche per merito di quel percorso».
Sul piano umano, la vittoria con il Taranto vale più di tre punti. È un manifesto di appartenenza, il simbolo di un calcio che sa ancora emozionare perché nasce dentro la comunità. E a parlarne con voce piena di orgoglio è il presidente Felice Demarinis, collegato da Milano dove si trova per lavoro. «Ho seguito la partita sul tablet e mi sono emozionato come se fossi stato in tribuna. Ospitare una squadra come il Taranto, blasonata e storica, è stato qualcosa di straordinario. È la vittoria di una piccola società che lavora con serietà e che sfrutta al massimo le proprie risorse. I ragazzi, il mister, il direttore sportivo: tutti hanno dato prova di impegno e dedizione. E i tifosi sono stati fantastici, il dodicesimo uomo in campo».
Acquaviva non promette miracoli, ma continua a credere nel proprio cammino. «Il nostro obiettivo resta la salvezza – precisa Demarinis – perché per noi l’Eccellenza è già un traguardo importante. Ma nessuno gioca per accontentarsi. Stiamo investendo anche nel settore giovanile, vogliamo creare un trampolino di lancio per i ragazzi del territorio e costruire un futuro solido».
In un campionato dove convivono due capoluoghi di provincia, piazze importanti e realtà dalle grandi tradizioni, la storia di Acquaviva profuma di autenticità. È il racconto di un club che non ha paura di sognare, pur restando fedele ai propri principi. Di un allenatore che lavora con i giovani e insegna che il segreto sta tutto nella mentalità. Di un presidente che crede nel valore sociale dello sport, prima ancora che nei risultati. Di Arcangelo Lenoci, il diesse che rappresenta l’anima del progetto. Di un segretario come Raffo Barberio che resta nell’ombra pur avendo grandi competenze in materia di regolamenti e carte federali.
«Se vogliamo alzare l’asticella – ripete Andrea Solidoro – dobbiamo puntare in alto. Come diceva il mio professore di matematica: se miri al 10 magari prendi 8, ma se punti al 6 finisci per prendere un brutto voto. Noi dobbiamo continuare a migliorare giorno dopo giorno mantenendo profilo basso e umiltà, ma senza smettere di sognare». E forse è proprio qui, in questa frase semplice e potente, che sta il segreto dell’Atletico Acquaviva: una squadra che non ha bisogno di proclami per sentirsi grande.